venerdì 7 dicembre 2012

La Commissione Risponde al ricorso contro l'Ivie per il caso francese

Pubblicchiamo la lettera ricevuta dal funzionario della Commissione Europea - direzione generale - Fiscalità e Unione Doganale- Fiscalità diretta, coordinamento fiscale, analisi economica e valutazione. Controllo dell'applicazione del diritto dell'UE e degli aiuti di Stato/fiscalità diretta. Capo dell'Unità. A firma di Momchil Sabev.
 
Osservazioni
 
Abbiamo sostenuto nei nostri precedenti interventi ed articoli come la questione IVIE sia fortemente legata al governo che l'ha emanata. Il governo Monti. Essendo questo governo fortemente in bilico,  dovremmo attendere le linee di governo dei prossimi insediamenti. In una parola attendere le prossime elezioni. Detto questo i segnali correttivi dell'imposta sono già apparsi negli emendamenti proposti dalla commissione bilancio alla legge sul decreto sviluppo che a questo punto sembra difficile possa essere promulgata.
Non sono mancati, tuttavia, i sistemi di difesa d'ufficio della categoria dei funzionari che lavorano all'estero ed ivi hanno un'abitazione, avendo argomentato il funzionario Sabev, che "non si tratta di un'esenzione ma dell'applicazione di un'aliquota prevista per l'imposta sull'immobile adibito ad abitazione principale per i dipendenti pubblici".  E per conservare questo privilegio, le linee guida degli emendamenti si sono risoluti nel senso di applicare il principio dell'abitazione principale per tutti coloro che lavorano all'estero dove appunto posseggono un'abitazione. 
La giustifica ci pare insufficiente, ma avremo modo di discuterla con delle controdeduzioni che posteremo nei prossimi aggiornamenti.
 
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11 commenti:

  1. con la formazione dell'unione europea si è ritenuto giusto di privilegiare funzionari politici che operavano all'interno delle strutture dell'unione europea stessa. sotto forma di stipendi, di bonus, di un lavoro normalmente meno impegnativo dei corrispondenti lavori nei paesi di origine e tuttavia privilegiato. come se un funzionario dell'unione europea fosse sempre di un gradino al di sopra di un suo corrispondente nei paesi di orgine.e questo è un privilegio del tutto immotivato a parità di condizioni. anche per i politici è stata la stessa cosa anche se le occasioni di potere partecipare a qualche assemblea a qualche tavola rotonda e nella migliore delle ipotesi a qualche commissione, impegnava il soggetto molto ma molto di meno di quanto era costretto ad impegnarsi obtorto collo il funzionario pubblico che operava nei paesi di orgine. facciamo un esempio il deputato o il senatore italiano ha effettivamente un collegio. ha chi lo chiama per telefono, deve presenziare un pò dapertutto mentre il collega inviato dal paese d'origine, in questo caso l'italia, spesso per meriti precedenti non più attuali e inviato con la formula del promoveatur ut removeatur. qui non ci servi ma sarai pagato molto bene e lavorerai poco. gli esempi si sprecano. c'è una seconda categoria di persone che con qualche incarico professionale in qualche modo possono giustificare di dover lavorare spesso in altri paesi dell'unione europea, o in altri diversi dal proprio. bene, e perchè in questo caso devono essere privilegiati per l'uso di case acquistate in proprio rispetto ad altri cittadini del suo paese che se le stanno acquistando e gestendo in modo vario ? questi privilegi devono finire perchè nel conservarli si ritiene che chi stia lavorando all'estero e stia acquistando per esempio un immobile deve essere privilegiato rispetto ad altro cittadino che all'estero sta investendo e gestendo delle proprietà a vario titolo. ci si dimentica che la proprietà privata svolge una funzione essenziale che non può essere tutta avocata allo stato e nemmeno in una porzione troppo rilevante. se la proprietà appartiene allo stato viene trattata come res nullius. dovunque ci sia ancora questo concetto socialista che la proprietà è un furto lo disse perfino da noi Craxi e fu una stupida ripetizione di uno stupido Proudon, le cose vanno male o addirittura in rovina.

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  2. Speriamo che si stia veramente muovendo qualcosa contro questa rapina, ed innanzi tutto contro l'assoluta illegalità di calcolare la tassa sul rogito che porta ad una disparità cosi evidente da gridare vendetta.
    Rinnovo la mia disponibilità a partecipare a qualsiasi forma di protesta si possa fare.
    Un ringraziamento veramente sentito all'impegno di Maria Giovanna e di Ermanno

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  3. Gentile Avv. Villari,
    la sua iniziativa è molto buona, e spero abbia sucesso; tuttavia il suo commento sui funzionari europei è totalmente fuori luogo.
    Basterebbe un minimo di buon senso per evitare di insultare la stessa categoria alla quale si sta appellando, ma vorrei comunque per amore della verità fare una piccola puntualizzazione.
    I dipendenti delle istituzioni internazionali (UE, NATO ecc) nella stragrande maggioranza dei casi hanno perso qualsiasi legame con il paese di origine, non risiedendovi piu' da decenni e avendo fatto famiglia altrove. Questi sono considerati "residenti fiscali del paese di ultima residenza" per una postilla di un trattato che fu pensato per semplificare loro la vita, non per complicargliela, e pensata per i beni che restavano nello stato precedente e per le retribuzioni di altro genere.
    Ora, pensare che debbano pagare una tassa ad uno stato a cui non sono piu' ne legati e dal quale non ricevono alcun servizio, è quantomeno aberrante. Ovviamente l'Italia si è mostrata subito prima della classe anche in questo, venendo a pretendere una tassazione su case che non sono sul suo territorio, intestate a persone CHE NON RISIEDONO SUL SUO TERRITORIO, e con aliquote tali (se calcolate sul prezzo di acquisto) da costringere tali persone a vendere l'immobile o a regalare un mese di stipendio allo stato italiano, in cambio del nulla spinto.
    Alla faccia dei privilegiati.

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    1. mi permetto sommessamente di intervenire.
      non c'è ragione perchè i funzionari europei debbano avere un'aliquota agevolata: rischia di più (e genera più ricchezza) un valentino rossi (il campione di motociclimso).
      lo sconto, se dovuto, lo deve dare il datore di lavoro (l'europa), non gli italiani (sebbene su questi, alla fine, come sempre andrà a gravare il tributo.

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    2. Mi permetto ancora di puntualizzare: non è un'aliquota agevolata, è l'applicabilità dell'aliquota prima casa qualora l'immobile estero sia effettivamente la residenza principale.
      Questo non toglie che la tassa sia comunque probabilmente illegittima in se.

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  4. gentile commentatore del 10 dic. ore 16.32, 
nelle analisi della IVIE e delle sue assurdità cerchiamo di capire se possa giustificarsi un'imposta che non abbia alcun contrappeso, nel senso che uno stato si arroga il diritto di chiedere del danaro per un immobile che non è nel suo paese e che può essere stato acquistato con proventi di lavoro, o guadagni di borsa, un'eredità, una donazione, tutti proventi già tassati, senza offrire nulla in cambio sotto forma di servizi, assistenza sanitaria, pubblica sicurezza, etc.
    l'investimento all'estero, peraltro, uscendo allo scoperto a nome di tanti che mi hanno scritto, oggi è vissuto come una sorta di rifugio dall'italia delle tasse e dei malgoverni; è la corsa a mettere al riparo somme di danaro che in una banca italiana possono non fruttare nulla; che sono già tassate in qualsiasi forma (ici, imu, aggi della p.a., avvisi di accertamento e cartelle pazze). Se senti il ragionamento di questi investitori gli stessi affermano frasi del tipo “qui in Italia siamo come durante la guerra e non vogliamo rischiare svalutazioni e inflazioni massime”.

    Per quanto riguarda le agevolazioni per i funzionari pubblici all'estero – e vengo al punto- queste non devono essere concesse diversamente da come si prevedono per i privati che si trasferiscono all'estero per motivi personali di lavoro, o investitori, o altri.

    I funzionari pubblici all’estero non devono essere trattati diversamente da come sono trattati i dipendenti anche di grosse società quando sono inviati all'estero o in un unica residenza per un lungo periodo di tempo e che sono assoggettati a frequenti spostamenti anche per periodi relativamente brevi.

    certo il dipendente di una grossa holding che viene inviato ogni due tre anni in un posto diverso, per esempio prima a mosca, poi in cina, poi negli usa, per motivi della società ha diversi problemi da risolvere se porta con se la famiglia: problemi di scuole, di cambiamenti di abitazioni, di trasporti di mobilia. tutto questo è trattato nel contrato tra la società e il dipendente.
    molto spesso il maggiore stipendio legato allo spostamento e a una promozione normalmente accettata liberamente, compensa gran parte di queste maggiori spese; ma non poche volte si devono considerare delle voci aggiuntive particolari, per es. aiutare a pagare un maggior fitto, un costo per lo spostamento di mobili, le scuole per i bambini; perfino l'acquisto di un immobile.
    nella trattativa tra il dipendente e la società può emergere anche che ci sono delle spese maggiori per tasse del nuovo paese.
    Oggi si contrattano anche gli spostamenti all'interno dello stesso paese, ad es. quelle di un pugliese che si deve trasferire per qualche anno a Torino, o a Milano o in una zona dove si sta realizzando una nuova fabbrica. i problemi sono identici tanto se lo spostamento avviene all'interno dello stesso paese, es. italia - italia. o italia - bruxelles.
    E non deve essere lo stato italiano ad accollarsi questi costi ma direttamente la società privata o l'ente statale che sta inviando all'estero.
    Lo stato non può fare nè beneficenza a favore dei funzionari della comunità europea nè creare disparità di trattamento, perchè quando questo avviene con presunzione -e la lettera che mi è stata inviata pecca di presunzione- si avranno perdite non compensate e disagi tra dipendenti di enti pubblici e di società private, spesso meglio attrezzate per sapere calcolare il valore e le capacità effettive dei propri dipendenti di quanto non sappia fare lo stato favorendo funzionari inviati alla comunità europea.


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  5. Susate ma alla luce di tutto il casino che sta succedendo in Italia, per caso si sa se c'è qualche novità in merito alla nostra causa?
    Grazie a tutti

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  6. nessuna novità e brevi sintesi.
    l'ivie è un'imposta iniqua.
    il tributo non è giustificato da servizi
    è un'imposta puramente patrimoniale
    inoltre non è deducibile
    come per l'ici e oggi l'imu, la sua mancata deducibilità dall'imposta sul reddito comporta in sostanza il pagamento di imposte sull'imposta
    già con riferimento all'Ici la corte Costituzionale fu investita della materia e il ricorso purtroppo fu rigettato per motivi meramente formali

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  7. Quindi continuiamo ad attendere speranzosi che giustizia sia fatta. Non ci sono parole.

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  8. Secondo me l'unico vero punto è che l'IVIE è incompatibile con i Trattati Europei per una serie di ragioni che sono già state spiegate (ovvero non puoi creare una tassa che colpisca SOLO gli immobili all'estero).
    La difesa dell'Italia è che l'IVIE assomiglia all'IMU, e quindi non ci sarebbe discriminazione per gli immobili all'estero, ma è una difesa che non regge perchè sono due tasse profondamente diverse.
    Molto diverso sarebbe il caso in cui l'Italia creasse una tassa unica sugli immobili, indipendentemente dalla loro ubicazione italiana o estera, e con la stessa identica base di calcolo. Ma questo è impossibile perchè l'unica base di calcolo oggettivamente in comune tra immobili in Italia e all'estero sarebbe il prezzo di acquisto, e questo causerebbe altre cause di incostituzionalità di tale tassa.

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  9. Buongiorno a tutti,
    avrei un quesito da porvi riguardo all'IVIE.
    Partiamo dal presupposto che è obbligato a pagare l'IVIE il soggetto possessore di immobili all’estero pur essendo residente in Italia.
    Da quest'anno la normativa sull'Ivie parla di "abitazione principale" puntualizzando che, chi ha la propria abitazione principale nell'immobile all'estero di sua proprietà (si pensi al lavoratore frontaliero che risiede all'estero ma lavora in Italia), non paga lo 0,76% ma lo 0,40% (aliquota ridotta).
    Il codice civile “Per abitazione principale dovrà intendersi "l'immobile, nel quale il possessore dimora abitualmente oltre a risiedere anagraficamente" http://cafuil.serviziuil.it/servizi/imu/presupposto.asp
    Ora la domanda è .... se sposto la residenza nell'immobile all'estero avrei anche il diritto a NON PAGARE PROPRIO L'IVIE..questo 0,4% a cosa serve???..oppure mi sfugge qualcosa???

    Grazie

    Michele

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